ESSERE DONNA – EGITTO

  Egitto. Olio, foglie metalliche e gesso plastico su tavola  80 x 60 cm

SACERDOTESSE VERGINI

EGITTO
Nell’antico Egitto l’uomo non era considerato tale senza la donna. Questo concetto rientrava nella visione della dualità egizia che corrispondeva ad un equilibrio armonico
in accordo con l’equilibrio universale. Parte maschile e parte femminile avevano assolutamente lo stesso valore ed erano indissolubili. E non solo sulla terra, nel mondo
dei vivi, ma anche in cielo, nel pantheon degli dèi. Questa parità anche a livello ultraterreno trova conferma nell’analisi delle concezioni legate al principio della creazione.

Del pantheon egizio possiamo ricordare Iside. Iside è la sposa di Osiride, e allo stesso tempo la madre affettuosa e premurosa che protegge il figlio Horus. Questa immagine ebbe un successo vastissimo: la madre amorevole, con il figlio Horus sulle ginocchia, fu venerata anche dai Copti e passò a rappresentare la Vergine cristiana, ancora presente nella nostra iconografia. Le dee in terra invece erano rappresentate dalle regine, le spose dei faraoni, che avevano il ruolo di completare la maestà e la divinità del sovrano.
I viaggiatori greci, come Erodoto, restavano meravigliati per la libertà di azione di cui godevano le egizie. Dalle fonti, sappiamo che le donne erano proprietarie terriere, che partecipavano a transazioni mercantili senza l’aiuto di uomini e che potevano ereditare e lasciare l’eredità a loro piacimento. 

Importantissimo era il ruolo della famiglia nella vita degli Egizi: l’uomo e la donna che non riuscivano a costruire una famiglia non potevano considerarsi realmente realizzati. Antichi manoscritti ci dimostrano che il matrimonio era un patto tra due persone libere e innamorate, nella maggior parte dei casi non combinato dalle famiglie.
Spesso la donna egizia, che godeva di una condizione privilegiata rispetto a tutte le “colleghe” degli altri popoli antichi dal momento che poteva ereditare, accedere al sacerdozio e, in linea di principio, anche ricoprire le altre funzioni sociali come quelle degli scribi, non arrivava vergine al matrimonio, anzi era uso frequente intrattenere relazioni prematrimoniali prima di sposarsi. Gli stessi faraoni erano, nell’immaginario collettivo, simbolo dell’amore e dell’unione familiare, e la sovrana, come del resto le donne comuni, aveva il ruolo di signora della casa e di supervisore dei lavori.
Il matrimonio era una festa molto semplice tra le famiglie dei due nubendi e si concludeva con il trasloco della sposa nella casa del marito. Il divorzio, come peraltro il matrimonio, era un affare privato tra i due sposi: addirittura, il contratto di matrimonio prevedeva un contratto di divorzio che doveva fungere da garanzia sia per l’uomo che per la donna. Realmente la donna, nell’antico Egitto, era in tutto e per tutto portata a una dignità davvero eccezionale per i tempi.
In caso di divorzio riacquistavano i loro beni e la loro uguaglianza davanti alla legge comportava che potessero presentarsi davanti ai tribunali in qualità di querelanti, difensori o testimoni, esattamente come gli uomini.

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