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MARIA GAETANA AGNESI
Il suo nome è legato ad una curva geometrica, la versiera o leminscata di
Agnesi.
Primogenita di ventuno figli, nasce a Milano nel 1718, pochi anni dopo
l’annessione della Lombardia all’Impero asburgico, da una facoltosa famiglia
arricchitasi con l’industria della seta. Mostra ben presto di possedere una
straordinaria intelligenza e
una particolare propensione per le lingue straniere. Il padre che, come da
tradizione, aveva deciso di far istruire il primo figlio maschio, deve
riconoscere e incoraggiare queste doti e decide di provvedere all’istruzione
della primogenita con illustri precettori.
Grazie al loro aiuto Maria Gaetana apprende perfettamente, tanto da meritarsi il
soprannome di Oracolo Settilingue.
Per
obbedire al padre, passa dallo studio delle lingue e dell’eloquenza, ai
difficili studi di Filosofia e di Matematica. Infatti la casa degli Agnesi è nel
frattempo diventata uno dei salotti più in vista di Milano, dove sfilano i
curiosi, ma anche gli intellettuali d’Italia e di mezza Europa. Diventa poi
abitudine di Maria Gaetana esporre nel salotto di casa Agnesi, per desiderio del
padre, i propri progressi con varie tesi filosofiche che vengono pubblicate in
una raccolta contenente 191 tesi, tratte dalle pubbliche discussioni. L’Agnesi
esprime, in molti di questi saggi, la sua convinzione che anche le donne debbano
essere istruite.
Nonostante i successi ottenuti, giunta all’età di ventuno anni, chiede al padre
il permesso di diventare monaca, ma per rimanere in casa ad accudirlo si risolve
a sacrificare le sue inclinazioni, a condizione però di non prendere più parte
alla vita mondana ed avere il permesso di recarsi in chiesa a suo arbitrio.
Decide
di dedicarsi intensamente allo studio dell’algebra e della geometria e pubblica
un testo di analisi, opera per cui le giungono plausi da tutta l’Europa: i dotti
dell’Accademia Reale di Francia lodano il libro come un’opera avanzatissima, la
migliore mai apparsa nel genere; l’imperatrice Maria Teresa d’Austria le invia
un anello di brillanti in un prezioso cofanetto; il papa Benedetto XIV le invia
benedizioni e doni preziosi. Anche al mondo del teatro giunge eco del successo
dell’opera, tanto che il Goldoni le dedica un sonetto.
Le viene offerta la cattedra di matematica all’Università di Bologna su
indicazione di Benedetto XIV, ma l’Agnesi la rifiuta per dedicarsi agli studi
privati e all’istruzione dei fratelli, delle sorelle e dei domestici della casa.
Alla morte del padre, colui al quale Maria Gaetana non avrebbe mai disubbidito,
si ritira completamente dalla vita pubblica per dedicarsi alla cura dei poveri,
dei malati e allo studio delle Sacre Scritture. Rende casa Agnesi un rifugio
delle inferme e lei stessa
diviene serva e infermiera; apre un piccolo ospedale, va a vivere direttamente
con le malate e vende tutti i suoi averi.
Finalmente, grazie ad una donazione del principe Don Antonio Tolomeo Trivulzi,
nel 1771 viene istituito a Milano il Pio Albergo Trivulzio, e il cardinale
Giuseppe Pozzobonelli invita Maria Gaetana a ricoprire la carica di
Visitatrice e Direttrice delle Donne, specialmente inferme.
Successivamente si trasferisce al Pio Albergo, in qualità di direttrice. Nel
frattempo non abbandona i suoi studi in materia religiosa, tiene lezioni
pubbliche di catechismo: pur senza titoli accademici è oramai una teologa.
Coloro che si rivolgono all’Agnesi per ottenere pareri di carattere scientifico
vengono invece cortesemente scoraggiati perché lei si sottrae, adducendo le
sue serie occupazioni.
Continua a lavorare al Trivulzio per 26 anni fino al giorno della morte.
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