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ISABELLA D’ESTE
Fu una
figura femminile fra le più importanti del Rinascimento e del mondo culturale e
politico italiano del suo tempo.
Figlia
di Ercole I d’Este, duca di Ferrara, e di Eleonora di Napoli (a sua volta figlia
di Ferdinando I di Napoli e di Isabella di Clermont), Isabella (1474-1539) fu
marchesa di Mantova ed ebbe come sorella un personaggio storico ugualmente
famoso: Beatrice d’Este, duchessa di Milano e moglie di Ludovico Sforza.
Il suo nome fu collegato a quello dei maggiori regnanti di Spagna e spesso è
citata semplicemente come la Primadonna del Rinascimento. Isabella d’Este ebbe
in gioventù una educazione di grande impronta culturale, come testimoniano le
sue copiose
corrispondenze dalla città di Mantova.
A sedici anni sposò Francesco Gonzaga. Fu una delle donne più notevoli e
raffinate del Rinascimento, amante della musica e della poesia. Di gusto
finissimo, fu esigente patrona di un’importante corte di letterati e di musici
(era lei stessa una virtuosa del
liuto e un’eccellente cantante). Non solo: fu anche in relazione coi maggiori
artisti del tempo (bastino ricordare Mantegna, Correggio, Perugino e Leonardo),
molti dei quali arricchirono con le loro opere i suoi appartamenti, ed in
particolare la Grotta e lo Studiolo.
Isabella spendeva enormi cifre per le sue mise e per i gioielli, tanto da
diventare il riferimento dell’intero mondo occidentale per la moda, il galateo,
la cosmesi e la bellezza in genere. Persino i re chiedevano ai loro ambasciatori
di copiare i vestiti e le gioie di
Isabella - per altro alcuni motivi ornamentali per le sue vesti erano disegnate
da artisti del calibro di Leonardo.
Inoltre, fu una delle prime a portare i “caleçon”: da una lettera al
Castiglione apprendiamo che ne fece sfoggio ritrovandosi a gambe all’aria dopo
che il palco sul quale si trovava era miseramente crollato, mentre tutte le
altre: “fecero uno bellissimo vedere, che erano senza calzoni;
nui per fortuna li avevamo”.
Ma fu anche abile ed accorta politica reggendo lo Stato durante le numerose
assenze del marito con piglio ineguagliabile, specialmente nel delicatissimo
periodo della prigionia del marito a Venezia, ma anche dopo, ottenendo ad
esempio la porpora
cardinalizia per il figlio Ercole e ricercando la dignità ducale per Federico.
Donna bella, affascinante, dotata di intelligenza straordinaria e carattere
fermo e volitivo, capace di dettare la propria volontà a papi e imperatori tanto
da portare Mantova nell’Olimpo della nobiltà, fu consapevole della propria
fortuna al punto di
definirsi, non senza autostima, “nipote dei re d’Aragona, figlia e sorella dei
duchi di Ferrara, coniuge e madre dei marchesi Gonzaga” (dall’iscrizione del
giardino segreto di Palazzo Ducale).
Nonostante il suo aspetto bello e femminile, Isabella era fiera del suo cuore
impavido, incapace di fermarsi di fronte agli ostacoli, poiché ella stessa
riportava spesso “Etiam nel nostro sesso si ritrovano animi virili”.
“Nec spe, nec metu” (“Né con speranza, né con timore”) fu il suo
motto.
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