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INIZIO

PREISTORIA E GEA
Un’immagine di donna conservata per circa 20 mila anni in una caverna-tempio ci

descrive la mente dei nostri primi antenati. È una figura molto piccola ed è stata intagliata
nella pietra: si tratta di una delle così dette Veneri e pare che il punto centrale fosse

l’associazione della donna con il potere di donare e di sostenere la vita.
Si tratta di una Creatrice Cosmica, dispensatrice della vita chiamata la Grande Madre.
La supremazia femminile durò molto tempo dopo la preistoria e la donna non perse
il suo potere nemmeno quando gli uomini compresero che, in qualche modo, le nuove
nascite avvenivano anche con il loro contributo.
 

Molti credono che il matriarcato fosse una società governata da donne, invece si trattò
di una società semplicemente diversa da quella patriarcale, la quale era ed è fondata sul
possesso, il controllo e l’uso delle donne e dei figli da parte dell’uomo. La società
matriarcale aveva la logica conseguenza dell’adattamento umano all’ambiente, con una
precisa distribuzione dei compiti.
 

Poi sarebbe venuto Marduk, il re-dio dei popoli invasori, nomadi allevatori e guerrieri
provenienti dalle steppe centroasiatiche, apportatori di una nuova religione di carattere
solare, che non accettavano la preminenza del culto femminile e che relegarono pertanto
la dea nel mondo infero, demonizzandola.
A lui venne attribuita la creazione del mondo.
Il gioco era fatto, il destino di gloria della Dea Madre si stava tramutando in un
destino di caduta.
 

Comunque, ancora per qualche secolo, le divinità femminili, anche se demonizzate,
continuarono ad esercitare una certa influenza sulle popolazioni.
La grande, potente, sensualissima Lilitu mesopotamica, ad esempio, era una
diavolessa.
L’affascinante Lilitu babilonese doveva aver colpito l’immaginario ebraico di
quattromila anni fa; infatti gli Ebrei la introdussero nella loro tradizione col nome di
Lilith.
Dapprima la diedero in moglie al primo uomo, Adamo: entrambi erano stati plasmati
nel fango primordiale, erano pertanto due creature uguali:
 

Maschio e Femmina Egli li creò (Genesi 1,27).
 

La prima compagna di Adamo non venne creata dopo di lui, e nemmeno dalla sua
costola, ma nel medesimo istante e dalla stessa materia.
Forse gli esegeti ebraici ebbero quasi subito un ripensamento e, poiché questa prima
donna era orgogliosa, oltre che disinibita, e non aveva propensione all’obbedienza ed
alla sottomissione, la scacciarono in un luogo arido, antesignano dell’inferno, dove Lilith
perse il suo ruolo di prima donna e assunse quello di diavolessa.
 

Riflettendo su questo mito ebraico è logico chiedersi per quale motivo gli Ebrei
introdussero nella loro mitologia la sostituzione di Lilith con Eva, anziché ignorare
completamente la prima a beneficio della seconda. Si potrebbe allora avanzare l’ipotesi
che, in origine, le tribù che abitavano il deserto e che veneravano dèi maschi (solari)
entrarono in contatto con popolazioni stanziali, che invece avevano divinità lunari
(femminili); il primo approccio portò forse a matrimoni misti, conservando per un breve
periodo la convivenza di entrambe le divinità (infatti, non pochi sono i riferimenti
lunari nella cultura semita, come il computo del tempo, per citarne uno), ma in tempi
successivi, come accadde in quasi tutto il resto del mondo, gli dèi degli uomini presero
il sopravvento sulle dee delle donne, che finirono la loro esistenza come diavolesse o
spiriti maligni.


GEA                                                                                                                         
“Prima era il Caos, poi Gea, la Terra, dall’ampio seno, solida ed eterna sede di tutte
le divinità che abitavano l’Olimpo. Gea, prima di ogni altra cosa, partorì un essere
uguale a sé, il cielo stellato, Urano, affinché questi l’abbracciasse interamente e fosse
sede eterna dei beati. Essa partorì, poi, le grandi montagne, nelle cui valli dimorarono
volentieri le Ninfe. Infine diede alla luce il mare deserto e spumeggiante, e tutto ciò
creò da sola, senza accoppiamento”.
(Esiodo, VIII sec. a.C.)
 

Gea (o Gaia), la Terra, come dispensatrice dei frutti, delle piante e degli animali
necessari alla vita e al proprio sostentamento ha occupato fin dall’antichità preistorica
un posto importante nella religione dell’uomo. Dal Caos indistinto e dalle Tenebre, in
cui tutto era informe e confuso, nacque la Terra e da essa derivarono Urano (cioè il
Cielo) e il Mare.
 

Anche i popoli italici veneravano la divinità della terra, che essi chiamavano Tellus,
così come, nell’immaginario dei Greci, Gea divenne la madre di tutti gli esseri che nutre
e rende vigorosi, quindi una dispensatrice di prosperità. Era anche venerata come
divinità del mondo sotterraneo (dei morti) nella considerazione cha la terra accoglie
nel suo grembo ogni essere che cessa di vivere. Gea, in alcune zone della Grecia, in
particolare ad Atene, fu anche oggetto di culto quale allevatrice di bambini; alcune
leggende la individuavano, anzi, come madre di Erittonio, il progenitore della stirpe
Attica. La sacralità della terra, riconosciuta in tutta la Grecia, rese Gea assimilabile ad
altre divinità che avevano caratteristiche simili e che provenivano dall’Asia Minore,
come Rea e Cibele, o da Creta, come la Gran Madre, principio vitale e forza feconda di
tutti gli esseri. La leggenda narra che dall’unione di Gaia (Gea) ed Urano ebbe origine
la prima generazione di dei, i Titani, tra i quali anche Crono e Rea, genitori di Zeus.
Gaia partorì anche i Ciclopi, giganti con un solo occhio, poi i tre terribili Ecatonchiri
dalle cento braccia, ognuno dotato anche di cinquanta teste. Furente per la sfrenata
tirannia del compagno, Gea convinse il giovane figlio Crono ad usare la falce da lei
stessa modellata per evirare il padre: dalle gocce di sangue mischiato a sperma che la
colpirono Gaia generò le forti Erinni, i Giganti e le Ninfe. Il membro reciso di Urano,
gettato in mare, fecondò le acque dalla cui spuma sorse Afrodite.

 

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