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SAFFO
“La divina dolce ridente Saffo” come la definì il poeta Alceo, suo contemporaneo
e nativo di Mitilene, nell’isola di Lesbo, fu la più grande poetessa del mondo
antico (VI sec. a.C.).
Della sua vita si sa che ebbe una figlia amatissima, Cleide, e che trascorse
gran parte della sua esistenza nella ristretta cerchia di un tiaso: una comunità
più importante e aggregante di una semplice scuola per fanciulle di nobili
famiglie, dedicata al culto della dea Afrodite e intrisa di sacralità, in cui le
giovani cantavano, danzavano, tessevano, amavano, in uno stato di armonia e di
grazia.
Celebratissima fin dall’antichità, la sua figura fu presto avvolta da caratteri
leggendari.
Ebbe una grande produzione letteraria, raccolta nel III secolo a.C. dai
grammatici alessandrini: poesie dai temi dolci e tenui, soavi e amari nel
medesimo tempo: semplici e lineari, raccontano l’amore appassionato, la gelosia,
la gioia e l’amarezza.
Di questi otto o nove libri sono giunti a noi solo frammenti, tra cui le sue
odi, cosiddette saffiche:
sono scritte in una forma metrica che, detta appunto saffica, sarà
destinata a grande
fortuna presso i moderni, specie con le odi barbare di Giosue Carducci.
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