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SETTECENTO
 

Nel ’700 Mary Astell chiedeva: “Se tutti gli uomini sono nati liberi perché le donne sono nate schiave?”.
Nel 1792 Mary Wollonstonecraft, madre dell’autrice di Frankenstein e oggi riconosciuta come una delle madri del Femminismo americano e britannico, pubblicò nel 1792, subito dopo l’inizio della Rivoluzione Francese, Vindication of the rights of women
(Rivendicazione dei diritti delle donne) in cui l’autrice applica da subito i princìpi di libertà e di eguaglianza per entrambi i sessi. Si tratta di una critica al “falso sistema di educazione”, che costringe molte donne a vivere in un ideale di femminilità attraverso il culto del proprio corpo che alla fine diventa la propria prigione. La Wollonstonecraft si rivolse alle donne del suo tempo auspicandosi una trasformazione razionale, di una donna che sia capace di mantenere il sentimento con la ragione e di saper agire per la propria indipendenza.
Ma il ’700 è anche il secolo in cui fiorisce la commedia dell’arte e, in essa, le maschere femminili che rappresentavano i vari tipi di personaggi in modo solitamente arguto, con tutti i difetti messi in scena iperbolicamente.

Basti pensare a Mirandolina, la celebre locandiera di Goldoni, che è tutta tesa a far funzionare il suo albergo e mescola abilmente il grande senso pratico con un sapiente uso del linguaggio. Questa figura ben rappresenta l’illuminismo e l’incipiente rivoluzione francese del 1789, periodo in cui la donna comincia a prendere coscienza di se stessa e lavora a domicilio,solitamente appoggiandosi ad un commerciante che fornisce il cotone o la lana che poi viene lavorata da tutta la famiglia.

La concomitante rivoluzione industriale in Inghilterra (1760-1830), sebbene comportò un insieme di rivoluzioni settoriali dall’agricoltura ai trasporti, con innovazioni tecniche e finanziarie, provocò anche di rimando un abbassamento della qualità della vita, poiché si crearono dei quartieri sovraffollati con famiglie assai numerose costrette a vivere in ambienti ristretti. Non è un caso quindi che proprio da questo complesso periodo di mutamenti nasca il pensiero femminista, teso a rivendicare parità di condizione tra uomo e donna, soprattutto sul piano dell’educazione e dei diritti civili.