Essere Donna

  Home Page

punto elenco

GEA

punto elenco

LILITH

punto elenco

PROSTITUTA

SACRA

punto elenco

EVA

punto elenco

VESTALI

punto elenco

EGITTO

Hashepsut

punto elenco

CRETA

punto elenco

GRECIA

Saffo

Ipazia

punto elenco

ETRUSCHI

Tanaquil

punto elenco

ROMANI

Tutula

Fabiola

punto elenco

CRISTIANESIMO

Teodora

punto elenco

MEDIOEVO

H.von Binden

E.d'Aquitania

Chiara d'Assisi

punto elenco

RINASCIMENTO

C. Sforza

I. d'Este

Elisabetta I

punto elenco

SEICENTO

A.Gentileschi

E.L.C.Piscopia

punto elenco

SETTECENTO

L.C.Bassi

M.G.Agnesi

punto elenco

OTTOCENTO

M.S.Curie

M.Montessori

punto elenco

NOVECENTO

I.Gandhi

M.Teresa

R.L.Montalcini

l'equivoco

la violenza

Angelo o

Demone?

 

 

 

                                      

Ritorna all'immagine grande   TUTULA
 

Nel 390-389 a.C. i romani, che avevano appena ricacciato a nord i galli, si trovarono a fronteggiare l’attacco di Equi, Volsci e Sabini. Contemporaneamente, come racconta lo storico greco Plutarco nella Vita di Camillo, gli etruschi occuparono Sutri, città conquistata da Roma solo cinque anni prima, e i tribuni romani, accampati con l’esercito nel Castro Maecio, vicino a Lanuvio, furono cinti d’assedio dai latini, guidati da Lucio Postumo. Quasi sul punto di capitolare, chiesero aiuto a Roma, a Furio Camillo.
Il grande generale, che aveva sconfitto i galli, era appena stato proclamato dittatore, ovvero capo assoluto dello Stato pro tempore, per la terza volta.

Racconta Plutarco che i latini avevano proposto ai romani la pace in cambio delle loro ragazze, sia le vergini sia quelle che erano già madri: andavano bene tutte, purché fossero di stato libero e non schiave.
I romani ascoltarono la richiesta con sgomento: erano allo stremo e stanchi di combattere, ma la proposta sembrò loro inaccettabile. Mentre il Senato era riunito e qualcuno proponeva di mandare solo le vedove, tra la folla si fece avanti una schiava di nome Tutula.
Con un’audacia inaudita suggerì al dittatore e ai magistrati di lasciarla andare al campo dei latini vestita da donna libera, da matrona. E con lei una serie di altre belle ragazze: tutte schiave, molte anche prostitute, in ogni caso abbigliate come
giovani vergini romane di condizione libera. I magistrati accettarono e Tutula avrebbe condotto l’operazione.

Rivestite le giovani con abiti sontuosi e gioielli, i romani le consegnarono ai latini, ormai accampati alle porte di Roma.

Seguì una notte di bagordi, di festa e di sesso finché i guerrieri latini alla fine crollarono addormentati.
A quel punto Tutula si arrampicò su un albero di fico e, nascosta dietro un pesante panno di lana, accese una torcia verso Roma e fece un segnale ai magistrati.

Del suo piano erano a conoscenza solo loro, tanto che gli altri romani, spinti all’improvviso all’attacco, uscirono dalla città nel caos più totale. Gli ufficiali li incitavano e quelli avanzavano a tentoni nella notte chiamandosi ad alta voce per non perdersi: Caio, Lucio, Marco, Sempronio. La sbornia dei latini doveva però essere ben profonda perché non si svegliarono.

I romani conquistarono il campo avversario senza colpo ferire e lo distrussero in gran parte. Roma era salva. Entro la fine del 389 Furio Camillo avrebbe avuto ragione di tutti gli altri avversari della città.

I romani, che pure erano restii a riconoscere i meriti delle donne, non si dimenticarono di Tutula:
l’evento era accaduto alle none di luglio, ovvero il 7 del mese.

Si decise di proclamare quel giorno festa religiosa.

La chiamarono Nonae Caprotinae, forse dal nome del particolare fico selvatico, il Caprificus, su cui si sarebbe arrampicata Tutula.